A parte gli ultimi tre anni della sua vita, Gesù ha condotto l'esistenza tipica di un uomo del suo tempo: casa, lavoro, sinagoga, amici. Proprio questa quotidianità, vissuta a fondo, è stata per lui scuola e palestra di divinità, tempo e spazio per scoprirsi divino. Qui Gesù ha imparato a fare miracoli. Domandandosi cosa sia la normalità e che rapporto abbia con la complessità del reale, Dellavite torna a riflettere su quella storia profondamente umana che il Vangelo offre come specchio per vedere il proprio volto, Ma questa volta i personaggi che lo accompagnano sono quelli meno conosciuti, secondari, mai notati, come il cameriere dell'Ultima cena, Zaccheo, Nicodemo. "Perchè loro sono noi". Partendo da queste figure, dunque, Dellavite tesse un elogio della normalità intesa come spazio in cui ciascuno può esercitare la propria tensione spirituale, dimostrandoci come anche le cose e le azioni più semplici restano comunque e nonostante tutto divine.